domenica 19 aprile 2020

Intreccio ad archi

L'intreccio è un abbraccio d'amore in sintonia tra la mano del cestaio e il materiale naturale

venerdì 17 aprile 2020

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I nostri lavori hanno un "cuore"


Ogni manufatto è un laborioso intreccio di fili e verghe vegetali che innestate appositamente secondo uno schema e una trama, dà vita a un articolo. Varie forme, vari oggetti funzionali di designer e arredamento, rustici o shabby: armonie di forme e texture racchiudono nelle loro trame il "cuore" dell'artigianato, quello vero fatto di passione e tanta pazienza

martedì 14 aprile 2020

Panaru Sicilianu

Tipico panaru sicilianu in canne palustri e olivastro, per frutta o raccolta per casa o in campagna. Interamente fatto a mano, molto resistente e robusto.
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MATERIALE PER L'INTRECCIO IN ARRIVO

In arrivo rifornimento carico di olivo selvatico per una nuova esperienza di intreccio


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sabato 11 aprile 2020

PICCOLI LAVORETTI PASQUALI

Si chiama "Olivastro neonato", ma non si mangia e non ha niente a che fare con i piccoli pesciolini tanto gustosi che si fanno a frittatina. 



Si tratta della più piccola parte di olivo selvatico che cresce sotto gli alberi di ulivo. 

Sono dei rametti piuttosto sottili, flessibili e molto resistenti ed è possibile intrecciare riducendo le dimensioni dei manufatti, in proporzioni molto piccoli. 

Lavoretti che con molti materiali vegetali non è possibile creare. In fondo si sà, il mondo "neonatale" è sempre tutto da scoprire...

giovedì 9 aprile 2020

LA TRADIZIONE DEI SEPOLCRI: I LAUREDDI




I "Laureddi" sono frutto di granaglie o legumi germinati al buio che assumono la caratteristica colorazione bianca. 

Un tempo erano piantati ed offerti soprattutto dai coltivatori di grano per ottenere un buon raccolto. 

U laureddu infatti era una sorta di "piantina magica" e il suo germogliare bene una sorta di rituale propiziatorio.

L'offerta poi che se ne faceva alla Chiesa rappresentava l'affidamento dei campi, simbolicamente rappresentati dal laureddu, alla protezione di Dio.

mercoledì 8 aprile 2020

UN PO' DI BOTANICA: IL SALICE

Un pò di bonica. Il salice: l'oro dei cestai.

In lingua celtica il nome Sal-lis significa "vicino all'acqua" a conferma del fatto che i salici crescono bene in luoghi freschi, dal terreno ben intriso di acqua come le rive dei laghi, dei fiumi, o in prossimità di zone paludose. Esistono oltre 300 specie e non tutte sono adatte all'intreccio.

Ma non è solo una pianta per fare cesti e panieri. E' soprattutto un farmaco.

La corteccia dei rami del salice, di 2-3 anni, contiene glicosidi fenolici (salicina, populina, alcol salicilico); aldeidi; acidi aromatici; flavonoidi (isoquercetina); e tannini. La salicina, costituisce il principio attivo più interessante della pianta per le sue proprietà analgesiche, antipiretiche ed antireumatiche.

Per queste azioni il salice è utilizzato come integratore naturale alimentare antinfiammatorio, antinevralgico, antifebbrile, utile in caso di reumatismi; dolori articolari e muscolari, mal di schiena; nevralgie; ottima contro il mal di testa; febbre; malattie da raffreddamento.

Come per la spirea, il fitocomplesso contenuto nella corteccia del salice bianco ha un'azione notevolmente meno irritante per la mucosa gastrica, rispetto a quella dell'acido acetilsalicilico (componente di un noto farmaco); inoltre, l'azione vasoprotettiva dei flavonoidi ne esalta l'azione antinfiammatoria.

Per uso esterno, l'acido salicilico è usato in creme e lozioni, per il trattamento di molte patologie dermatologiche: acne, forfora, psoriasi, dermatiti seborroiche, duroni, calli e verruche comuni, perché svolge un’azione cheratolitica, nelle affezioni in cui lo strato corneo dell’epidermide produce cheratina in eccesso.
La pagina "SalixArt" a due settimane e mezzo dalla sua creazione ha raggiunto il traguardo dei 100 "Mi piace" e gli oltre 150 accessi. Ringrazio quanti sostengono e visitano questo spazio, frutto di una passione e della mia personale riscoperta in occasione di questo periodo di #restareacasa e di quarantena. Grazie di cuore
 
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martedì 7 aprile 2020

"Buttigghia" o "Buttigghiuni m' pagghiuatu". Letteralmente bottiglia impagliata, si definisce un recipiente di vetro rivestito di canna, olivastro, paglia o salice, intrecciato a mano 

Perchè intrecciare una bottiglia? La copertura con materie vegetali è nata per facilitare il trasporto e preservarne il contenuto del liquido, sia che si tratti di vino, liquore, olio (anticamente si pensava che rompere una bottiglia di olio era presagio di cose brutte) o quant'altro. 

In genere il rivestimento è lavorato sulla bottiglia stessa al fine di "incastrarla" e adattarla alla superficie, senza possibilità di estrarla, ma col tempo si è cercato (soprattutto per le bottiglie che contengono l'olio) una soluzione di intreccio aperto e non chiuso, per estrarre il tutto per poterla pulire.

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sabato 4 aprile 2020

L'arte di intrecciare palme


Le celebrazioni, i riti, le liturgie della settimana santa sono espressione del notevole patrimonio tradizionale e della profonda religiosità cristiana. Un tempo, la settimana che precedeva la Domenica delle Palme, le abili mani di chi intrecciava le palme elaboravano dei piccoli capolavori, rifacendosi ai vecchi modelli e ad antiche tecniche. 

Gli intrecci venivano affidati alla maestrìa di pochissimi esperti e il ramo più lungo e biondo era destinato al celebrante che lo usava per le cerimonie della Domenica delle Palme, a ricordare il festoso ingresso di Gesù a Gerusalemme. Le diverse tecniche di intreccio,  l’estro di ogni intrecciatore creava un’opera d’arte che aveva il marchio dell’originalità e che veniva identificata con il suo autore. 

Ogni gesto era una cerimonia e ogni singolo intreccio aveva un alto valore simbolico e sacro. Era come adornare una sposa e le donne con mitezza e con candore, munite di forbicette, adattavano la loro palma, se la poggiano in grembo e, seguendo precisi schemi compositivi, con le loro mani esperte e le loro dita leste e vivaci, intrecciano le lacinie e ottenendo un’opera  unica e diversa dalle altre.

Una passione, un genere, un talento popolare, antiche tradizioni e maestrìe di un tempo: l’arte di intrecciare palme

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mercoledì 1 aprile 2020

Primi intrecci e prime uscite. Maggio 2015


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Sua maestà "U panaru". In un mondo dove la tecnologia fa da padrona, tra tablet, pc, Iphone, bluetooth, Wifi, Internet superveloce e tante altre diavolerie che fanno parte ormai della nostra vita, il cesto rimane ancora un manufatto indispensabile e funzionale finalizzato a contenere, raccogliere e trasportare.

L'importanza del "canestro" (gli inglesi lo chiamano "basket" per l'appunto) è talmente rilevante da catturare l'attenzione dei cinesi che ne cercano di copiare (senza riuscirci) trame e consistenza, cercando di scrutare gli intrecci più o meno complessi di questo antico manufatto.
 
Lo studio di un cesto affascina: si parte da verghe di un materiale naturale che intrecciato opportunamente crea una "struttura auto - portante" molto robusta e duratura nel tempo.
 
Dalla terra parte e dalla terra ritorna. Finito il ciclo del panaru, si ritorna alla terra per diventare materiale organico naturale

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